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intervistato dalla tv web "KlausCondicio" Rotondi: "Pausa pranzo, danno per tutti" Il ministro per l'Attuazione del programma di governo: "Non mi piace questa ritualità che blocca tutta l'Italia" 2009-10-23 |
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per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-11-23 intervistato dalla tv web "KlausCondicio" Rotondi: "Pausa pranzo, danno per tutti" Il ministro per l'Attuazione del programma di governo: "Non mi piace questa ritualità che blocca tutta l'Italia" * NOTIZIE CORRELATE * Pausa pranzo: in declino il fast-food Gli europei in cerca di calma (27 ottobre 2009) * Il nutrizionista contrario: "Saltare il pranzo fa male" (23 novembre 2009) Il ministro Gianfanco Rotondi al Senato (LaPresse) Il ministro Gianfanco Rotondi al Senato (LaPresse) MILANO - "La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia". A sostenerlo è Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma di governo. Certo, aggiunge nel corso di un'intervista al programma web "KlausCondicio", "non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare, ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un'attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo". Quella del ministro non è però una dichiarazione di intenti da tradurre in legge. Ed è lui stesso a precisarlo: "Non ho fatto alcuna proposta di abolire la pausa pranzo, ho solo detto che io l'ho abolita da vent'anni e lo stesso consiglio alla Camera dei deputati, perchè quella è l'ora in cui si lavora meglio". Ma l'opinione del ministro non sembra essere in linea con quella dei lavoratori italiani: un'indagine pubblicata a fine ottobre metteva in evidenza come gli italiani (la ricerca aveva preso però in considerazione 4.500 lavoratori di sei Paesi europei) stiano in realtà riscoprendo il piacere di pranzare con calma, tenendosi sempre più alla larga da fast food e panini mangiati in piedi. LA RICERCA -"Si capisce che i lavoratori devono avere le loro pause e devono mangiare - ha poi aggiunto Rotondi -, magari sarebbe utile che ognuno si gestisse questa pausa come crede, ma è chiaro che è impossibile. Casomai sarebbe meglio distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi". Rotondi analizza i dati di una ricerca internazionale sul tema da cui emerge che l'Italia rappresenta un caso isolato. "In Germania, ad esempio - fa notare Rotondi - , per incentivare la produttività la pausa pranzo in alcuni posti di lavoro dura mezz'ora, mentre si estende a 45 minuti per chi lavora oltre le 9 ore. Tuttavia, secondo un recente sondaggio, un quarto dei tedeschi trascorre la propria pausa pranzo lavorando. Anche in Inghilterra molti dipendenti vi rinunciano o la riducono, sia nei minuti che nel numero di pause nel corso dell'intera settimana. Negli ultimi due anni, infatti, si è scesi da una media di 3,5 pause a settimana del 2006 a 3,3 nel 2008. Addirittura meno di 3 per le donne. In Francia lo statuto dei lavoratori riconosce 20 minuti ogni 6 ore, mentre in America la pausa pranzo non è proprio prevista dalla legge federale ed è regolamentata autonomamente dai singoli Stati, mentre in Canada e Svezia si pranza davanti alla scrivania". "CHIUDIAMO LA BUVETTE" - E la buvette dei parlamentari? "Chiudiamo la buvette. Costa troppo e fa ingrassare i parlamentari". Anche su questo il ministro appare convinto: "Credo che la buvette vada chiusa: costa troppo e sarebbe interessante capire perchè gravi in modo così pesante sul bilancio della Camera - sottolinea Rotondi -. Si parla di 5 milioni di euro. Demagogia a parte, penso che non sia economico e che se ne potrebbe fare a meno. I parlamentari mangiano troppo, ingrassano e questo non è sano. Non è una questione brunettiana, ma di condizione fisica, visto che ne guadagnerebbero in salute. Lo consiglio a tutti".
23 novembre 2009
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2009-11-23 Il ministro per l'Attuazione del programma di governo auspica un cambio di abitudini "Un quarto dei tedeschi mangia lavorando. In Inghilterra molti rinunciano o la riducono" Rotondi contro la pausa pranzo "Un rito che blocca tutta l'Italia" Bonanni (Cisl): "Dia l'esempio, non vada alla buvette e i lavoratori lo seguiranno" Angeletti (Uil): "Si vede che non ha esperienza diretta di un lavoro di otto ore di seguito" di GIOVANNI GAGLIARDI Rotondi contro la pausa pranzo "Un rito che blocca tutta l'Italia" ROMA - "La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia". Ne è convinto Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del programma di governo ospite del programma tv web 'KlausCondicio'. ASCOLTA L'AUDIO "Non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare - afferma il ministro - ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un'attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo. Casomai sarebbe meglio distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi". "In Germania, ad esempio, per incentivare la produttività - nota Rotondi - la pausa pranzo in alcuni posti di lavoro dura mezz'ora, mentre si estende a 45 minuti per chi lavora oltre le 9 ore. Tuttavia, secondo un recente sondaggio, un quarto dei tedeschi trascorre la propria pausa pranzo lavorando. Anche in Inghilterra molti dipendenti vi rinunciano o la riducono, sia nei minuti che nel numero di pause nel corso dell'intera settimana". "Negli ultimi due anni - ha concluso il ministro - si è scesi da una media di 3,5 pause a settimana del 2006 a 3,3 nel 2008. Addirittura meno di 3 per le donne. In Francia lo statuto dei lavoratori riconosce 20 minuti ogni 6 ore, mentre in America la pausa pranzo non è proprio prevista dalla legge federale ed è regolamentata autonomamente dai singoli Stati, mentre in Canada e Svezia si pranza davanti alla scrivania". La precisazione. Più tardi il ministro, con una nota, chiarisce il suo pensiero: "Non ho fatto nessuna proposta di abolire la pausa pranzo, ho solo detto a un giornalista che io l'ho abolita da vent'anni e lo stesso consiglio alla Camera dei Deputati, perché quella è l'ora in cui si lavora meglio. Si capisce che i lavoratori devono avere le loro pause e devono mangiare, magari sarebbe utile che ognuno si gestisse questa pausa come crede, ma è chiaro che è impossibile". La replica. Pronto il commento del segretario della Cisl Raffaele Bonanni: "La pausa pranzo dove, nei cantieri edili? Nei campi? I lavoratori quando pranzano, lo fanno in maniera molto frugale, quasi sempre un panino o qualcosa del genere. Se Rotondi vuole dare il buon esempio, lo dico con simpatia, non vada più alla buvette e i lavoratori italiani ne seguiranno l'esempio", ha detto Bonanni ai microfoni di Cnrmedia. "Il paragone con gli altri Paesi è fuorviante - ha continuato Bonanni - qui in Italia non ci sono le mense. Non ci sono a scuola, non ci sono nel pubblico impiego. E dove ci sono hanno un massimo di 800 calorie, quindi decisamente leggere. Infine, io negli Stati Uniti ci sono stato più volte e ho sempre visto i lavoratori usufruire della pausa pranzo". La contro-replica. "Non vado alla Buvette, non pranzo da anni ma non mi sogno di entrare in conflitto coi legittimi diritti dei lavoratori - ha risposto il ministro -. Certo, se fosse possibile rinunciare alla pausa pranzo e uscire un'ora prima se ne avvantaggerebbero la produttività e la famiglia del lavoratore". Successivamente è intervenuto anche il segretario della Uil Luigi Angeletti: "Ovviamente mi sembra una cosa molto curiosa si vede che non ha esperienza diretta di un lavoro di otto ore di seguito in azienda, fabbrica o ufficio dove le persone non possono gestirsi tempo o lavoro. In certe condizioni dire ognuno fa come gli pare è una battuta, semplicemente perché non si puo fare. La pausa - ha spiegato il sindacalista - è necessaria per motivi fisiologici e biologici. Dove si lavora a turno si fa la pausa a fine orario, consentendo a chi lavora di uscire prima o entrare dopo. In altri casi ci sono pause durante l'orario di lavoro. E' bene lasciare fare alle persone interessate nei limiti permessi dall'organizzazione del lavoro". "Mangiare sul luogo di lavoro è una necessità non una scelta - ha continuato Angeletti - Sono pochi gli italiani che possono permettersi di mangiare a casa. I più fortunati hanno la mensa quindi mangiano sul luogo di lavoro, ma milioni di persone non hanno la mensa, e non per scelta, quindi sono costretti a mangiare un panino usando i ticket. Ci sono 17 milioni di persone - ha concluso Angeletti - sono lavoratori dipendenti e non possono organizzarsi a loro piacimento. Bisogna esserci passati per saperlo". © Riproduzione riservata (23 novembre 2009) |
L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2009-11-23 Rotondi: "La pausa pranzo blocca l'Italia". Poi precisa: "Non va abolita, va redistribuita" Al ministro Rotondi la "pausa pranzo" non piace, perchè "blocca il paese" e quindi andrebbe tolta di mezzo. Così almeno ha detto il titolare dell'attuazione del programma, ospite del programma tv web "Klaus Condicio". "La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia". "Non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare - afferma il ministro - ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un'attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo. Casomai sarebbe meglio distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi". "In Germania, ad esempio, per incentivare la produttività - nota Rotondi - la pausa pranzo in alcuni posti di lavoro dura mezz'ora, mentre si estende a 45 minuti per chi lavora oltre le 9 ore. Tuttavia, secondo un recente sondaggio, un quarto dei tedeschi trascorre la propria pausa pranzo lavorando. Anche in Inghilterra molti dipendenti vi rinunciano o la riducono, sia nei minuti che nel numero di pause nel corso dell'intera settimana". "Negli ultimi due anni - ha concluso il ministro - si è scesi da una media di 3,5 pause a settimana del 2006 a 3,3 nel 2008. Addirittura meno di 3 per le donne. In Francia lo statuto dei lavoratori riconosce 20 minuti ogni 6 ore, mentre in America la pausa pranzo non è proprio prevista dalla legge federale ed è regolamentata autonomamente dai singoli Stati, mentre in Canada e Svezia si pranza davanti alla scrivania". Più tardi il ministro, viste le prime reazioni fortemente negative (basta vedere i sondaggi on line) ha chiarito il suo pensiero: "Non ho fatto nessuna proposta di abolire la pausa pranzo, ho solo detto a un giornalista che io l'ho abolita da vent'anni e lo stesso consiglio alla Camera dei Deputati, perché quella è l'ora in cui si lavora meglio. Si capisce che i lavoratori devono avere le loro pause e devono mangiare, magari sarebbe utile che ognuno si gestisse questa pausa come crede, ma è chiaro che è impossibile". Ironici i sindacati, almeno per ora. Critica la Cgil: "Non è un lusso la pausa pranzo, è una necessità, questo lo può dire solo chi non lavora". Se il ministro Rotondi avesse lavorato in ufficio o in fabbrica saprebbe che la pausa pranzo è ineliminabile: lo sottolinea il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. "La gente non può lavorare per otto ore senza interruzioni - dice - la pausa pranzo si fa dappertutto. Non se ne può fare a meno. In Italia ci sono 17 milioni di lavoratori dipendenti che non si autoorganizzano il lavoro, se a nessuno, imprese e lavoratori non è venuto in mente di abolirla una ragione ci sarà. Se Rotondi avesse lavorato in fabbrica o in ufficio non avrebbe avuto questa idea". Bonanni: "La pausa pranzo dove, nei cantieri edili? Nei campi? I lavoratori quando pranzano, lo fanno in maniera molto frugale, quasi sempre un panino o qualcosa del genere. Se Rotondi vuole dare il buon esempio, lo dico con simpatia, non vada più alla buvette e i lavoratori italiani ne seguiranno l'esempio". "Il paragone con gli altri Paesi è fuorviante - ha continuato Bonanni - qui in Italia non ci sono le mense. Non ci sono a scuola, non ci sono nel pubblico impiego. E dove ci sono hanno un massimo di 800 calorie, quindi decisamente leggere. Infine, io negli Stati Uniti ci sono stato più volte e ho sempre visto i lavoratori usufruire della pausa pranzo". "Non vado alla Buvette, non pranzo da anni ma non mi sogno di entrare in conflitto coi legittimi diritti dei lavoratori - ha risposto il ministro -. Certo, se fosse possibile rinunciare alla pausa pranzo e uscire un'ora prima se ne avvantaggerebbero la produttività e la famiglia del lavoratore". Insomma da Rotondi una boutade. 23 novembre 2009 |
il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-11-23 Il ministro Rotondi contro la pausa pranzo: "È un danno per il lavoro" commenti - 61 | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 23 novembre 2009 Commenta la notizia "Dai nostri archivi" Berlusconi sulla polemica Brunetta-Tremonti: "La dialettica resti interna al governo" Strage di Bologna, Napolitano: "Coltivare il dovere della memoria" Mamme tutte grinta e ricerca Più carabinieri contro la piaga delle morti bianche G-20, accordo su exit strategy Brown propone la Tobin Tax Gelo di Geithner e Tremonti
"La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia". Il ministro per l'attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi, lancia la proposta di abolire - o quantomeno distribuire in maniera diversa - la pausa pranzo degli italiani. Lo fa attraverso un'intervista a Klaus Davi pubblicata su YouTube. "Non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare - sostiene il ministro - ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare". "Chiunque svolga un'attività in modo autonomo - prosegue Rotondi - abolirebbe la pausa pranzo. Casomai sarebbe meglio distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi". Il ministro poi snocciola dati sugli altri principali paesi europei: "In Germania, ad esempio, per incentivare la produttività la pausa pranzo in alcuni posti di lavoro dura mezz'ora, mentre si estende a 45 minuti per chi lavora oltre le 9 ore. Tuttavia, secondo un recente sondaggio, un quarto dei tedeschi trascorre la propria pausa pranzo lavorando. Anche in Inghilterra molti dipendenti vi rinunciano o la riducono, sia nei minuti che nel numero di pause nel corso dell'intera settimana. In Francia lo statuto dei lavoratori riconosce 20 minuti ogni 6 ore, mentre in America la pausa pranzo non è proprio prevista dalla legge federale ed è regolamentata autonomamente dai singoli Stati, mentre in Canada e Svezia si pranza davanti alla scrivania". 23 novembre 2009
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